Case abbandonate, interni di complessi spazi comunicanti, fabbricati sull'orlo della demolizione, edifici indecifrabili pieni di stanze e corridoi con vie d'uscita introvabili, lontane. Scale e botole senza parapetti né protezioni contro la caduta per accedere a piani e livelli svuotati dal loro arredo. Una sedia per fermarsi a ragionare su una strada per uscire. Anche tavoli e cassette, avanzi di un trasloco definitivo, senza ritorno. Andati dunque, domiciliati altrove, qualche oggetto rimane a illudere di fornire la chiave per decifrare chi aveva abitato quel luogo. Cercare di capire l'origine per intuire la destinazione, ecco il punto centrale: ricordare la porta d'ingresso per risolvere l'uscita dal labirinto. Decifrare il percorso, sciogliere i nodi dei ragionamenti, rendersi conto delle complicazioni, complessità dell'enigma. Poi il terrore di fronte alla presa di coscienza che la luce in cima alle scale sia la perdita di ogni memoria e che tutte quelle vie di fuga in realtà non portano da nessuna parte.Non c'è uscita dal labirinto.
fonte www.ravaioli.co
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RispondiEliminaTre episodi descrittivi, accomunati dallafuga prospettica verso la luce. L’esploratorecurioso ci presenta, con il suo personale edefficace linguaggio fotografico, alcunianeddoti della sua ricerca.
RispondiEliminaFelice Volpe